Non ci interessano le guerre di religione fra scuola statale e scuola “privata” - di Marco Lepore Ufficio Stampa FOE

Non ci interessa nemmeno la sopravvivenza della scuola paritaria in una eventuale “riserva indiana”. Ci siamo sempre battuti per la libertà di tutti, e proprio per questo desideriamo che nel nostro Paese esista un buon sistema di istruzione integrato.



Buono

Buono, perché valutato da un sistema esterno che vigili sul raggiungimento degli obiettivi minimi di apprendimento e sulla conformità alle norme generali sull’istruzione.

Buono, perché pienamente in grado di adattare la propria offerta, in modo creativo e responsabile, alle esigenze delle famiglie e del territorio.

Buono, soprattutto perché desideroso di offrire agli studenti gli strumenti per conoscere, valutare, indagare criticamente, cercare la verità e il senso delle cose; insomma, per crescere come persone e cittadini.

Non ci interessano le polemiche, strumentali e faziose, sulla Costituzione e sulla scuola “pubblica”. Polemiche suscitate ad arte in questi ultimi giorni attraverso, ancora un volta, un lettura parziale e deformante della nostra carta costituzionale e delle reali condizioni del nostro sistema di istruzione. Che la scuola statale meriti ogni attenzione al fine di migliorarne non solo i servizi ma soprattutto la capacità educativa in senso pieno, non ci sono dubbi. Parlare di un sistema pubblico integrato che garantisca il pieno diritto delle famiglie ad educare i propri figli, tuttavia, non è un attacco alla Costituzione, ma un importante aspetto della sua attuazione laddove essa parla della libertà della persona, del dovere dello Stato di rimuovere gli ostacoli che impediscono una vera uguaglianza e del ruolo sociale fondamentale svolto dalla famiglia. Nella Costituzione non c’è solo il famoso “senza oneri per lo Stato”, ma ci sono anche tutti gli altri articoli!

Del resto anche quel “senza oneri per lo Stato” – come è stato ormai ampiamente precisato - va correttamente interpretato non come un divieto di aiutare le famiglie ad esercitare il loro originario dovere educativo, ma come un divieto di finanziare la istituzione (e solo di questa, si parla…) di scuole non statali. E se per ipotesi, come abbiamo scritto altrove, si arrivasse a riconoscere che la nostra Costituzione ha il difetto di non garantire davvero la libertà di tutti, cosa dovremmo fare? Non sarebbe forse lecito chiederne una modifica? La libertà di educazione, la crescita delle persone, la vita delle famiglie, sono valori troppo grandi per essere subordinati ad una qualsiasi –per quanto importante- raccolta di norme umane: “ubi maior, minor cessat!”. Per questo, aperti al dialogo con tutti e con lo sguardo fisso al bene della persona (che quando è vero è anche il principio del bene comune), ci sentiamo di invitare ognuno ad un sano realismo, perché non si confondano mai gli strumenti con gli scopi.

Liberiamo la Costituzione dalle gabbie dell’ideologia. , perché costituito da scuole dello Stato e da scuole paritarie, tutte dotate di piena autonomia e responsabilità, da giocarsi di fronte alle famiglie (libere, a parità di condizioni economiche, di scegliere le une o le altre) e all’intera società civile.

Editoriale della Newsletter FOE 16 marzo 2011

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