La versione di latino palestra delle competenze, dal noto al non-noto - di Luigi Gaudio

In questi giorni ho osservato alcuni alunni di liceo scientifico e ho scoperto che la versione di latino (ma vale anche per quella di greco per gli alunni del classico) risulta essere uno scoglio quasi insormontabile. Proprio di questi tempi, in cui sta scoppiando, soprattutto alle superiori (negli altri ordini di studi l’effetto si è diluito negli anni) la fobia dei test INVALSI, mi chiedevo qual è il rapporto fra le prove di valutazione che usualmente facciamo con i nostri alunni in classe, e questi nuovi “test”.

Mi è venuta al proposito la famosa espressione del prof. Dario Antiseri, secondo la quale in un liceo scientifico la prova più autenticamente scientifica è la versione di latino.
Sintetizzando queste riflessioni sparse, sono giunto alla conclusione che per prepararsi ai test INVALSI non occorre fare altro, se non quello che già facciamo, nel momento in cui costringiamo i nostri ragazzi a fare un compito non ripetitivo o meccanico, ma un compito che costringe a passare dal noto al non noto, come la versione di latino.
Cerco di spiegarmi meglio. Troppo spesso la nostra routine scolastica ci porta ad effettuare un ciclo meccanico di operazioni, che vanno dalla spiegazione della regoletta, alla sua applicazione automatica nell’esercizietto. Questo può avvenire non solo nelle materie umanistiche, ma anche in quelle scientifiche. La difficoltà che si trovano invece ad affrontare i ragazzi nella versione di latino, e che sarà un po’ la stessa difficoltà del test INVALSI del 10 maggio, è quella di trovarsi di fronte a una situazione non nota. Lì davvero dovranno sfruttare le loro competenze, cioè dovranno dimostrare di saper usare le conoscenze in una situazione nuova. Aiutiamoli in questo, e incoraggiamo, non solo in latino, per carità ma anche in matematica, l’affronto di casi non noti.

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